Vengo da Brindisi e dopo la strage ho visto fioccare su tv, giornali e Internet racconti sulla mia città distorti, sfocati, alterati.
Ho deciso allora di usare Storify per raccoglierli ed evidenziare i pregiudizi che contengono, trasformandoli in qualcosa di positivo.

Il porto di Brindisi. Foto: Enza • CC BY-NC-ND 2.0
Storify è un social ancora non troppo diffuso in Italia, che permette di creare velocemente storie su fatti, avvenimenti, prodotti o persone raccogliendo il materiale pubblicato in rete.
E’ possibile rovistare all’interno di siti, blog e testate online, ma anche tra le immagini di Flickr e tra i post pubblici di Facebook e Twitter.
Storify si presta quindi particolarmente bene a raccontare le reazioni sul web classico e sui social intorno a un fatto.
In questo caso l’idea è appunto quella di “incorniciare” le reazioni alla strage che utilizzano stereotipi e lasciano trasparire pregiudizi sulla città.
Utilizzo “incorniciare” nel senso suggerito da Annamaria Testa nel suo Farsi capire, ovvero quello di sovvertire il senso di un messaggio attraverso il suo inserimento in un altro contesto o l’aggiunta di un elemento estraneo alle intenzioni dell’autore.
Un post che racconta come Brindisi sia terribile ha un senso quindi, ma se il post stesso viene messo accanto a un’altra serie di notizie dal linguaggio simile e corredate da un commento, questo senso viene sovvertito.
Ho abbozzato allora un racconto aperto, in attesa che la gente di Brindisi che come me non si è riconosciuta nel ritratto che ha visto in giro mi aiuti ad arricchirlo.
I pregiudizi su Brindisi
Dopo la strage molta gente ha scritto cose a caso su Brindisi, mossa da un pregiudizio antimeridionale generico o dalla mancanza di informazioni sulla sua realtà sociale, demografica ed economica.
Da un blog che dovrebbe raccontare il Sud:
“La città, infatti – potrò sbagliare – ma sembra la Corleone degli anni ’70. Il puzzo della mafia – che per alcuni continua a non esistere – ha avvelenato l’aria, ha corroso i polmoni, ha confuso e ottenebrato le menti di intere generazioni che sono oggi diventate classe dirigente di un non-luogo dove vige imperante il potere dell’anti-parola.”
Da “il Manifesto”, che si dimentica che Brindisi ha manifestato tutta la settimana:
“«Contro la paura, la rivoluzione della cultura». Cinquemila
studenti in piazza a Brindisi per rispondere all’attentato di
una settimana fa alla scuola Falcone Morvillo. Ma la città li
lascia soli e non partecipa. Poche le delegazioni anche dal
resto d’Italia.”
Un tweet conseguente al buffo modo di rappresentare Brindisi:
“@Alex99_1D Ha hahaha, Ounch, di Brindisi? Sentir nominare quella città mi da’ sempre un certa paura.. Scusami”