Il 14 e il 15 dicembre 2018 ci sarà a Rimini il Search Marketing Connect, uno dei più importanti convegni italiani dedicati ai motori di ricerca: SEO, ovviamente, ma anche pay per click e web analytics saranno tra le materie al centro dell’evento.
Con l’occasione, grazie ad una proposta degli organizzatori, ho intervistato Luca Bove, uno dei massimi esperti SEO italiani sulla SEO per le attività locali.
Ciao Luca, ti chiedo innanzitutto di presentare te e la tua azienda.
Ciao Tatiana, grazie intanto per l’ospitalità. Io vengo da un percorso SEO che parte dal 2000, e dal 2007 ho iniziato ad approfondire il discorso prima della Local SEO e poi del Local Marketing in generale. In pratica usare gli strumenti digitali per portare più persone in negozio, il cosiddetto Drive-To-Store.
Nel 2017 abbiamo poi creato una società dedicata a queste attività: Local Strategy e inizialmente ci siamo concentrati alla creazione di una piattaforma rivolta principalmente alle catene con più di 20 punti vendita con l’obiettivo di semplificare la gestione dei dati, cercare di controllare il brand a livello local e di ridurre gli errori.
Questo perché le piattaforme da gestire sono tante, ad esempio Store Locator sul sito, Google My Business, Apple Maps, Facebook e altri minori, ma i dati dei negozi (i NAP= Name Address Phone ed altri) sono i soliti, perché caricarli più volte?
Centralizziamo le recensioni, le foto caricate dagli utenti e le Domande&Risposte, in modo che possano essere gestite da un reputation manager, permettiamo di aggregare statistiche in maniera più intelligente, propaghiamo i dati su più piattaforme (tecnicamente questo si chiama Listing Management), permettiamo di compiere alcune azioni in maniera automatizzata. Inoltre risolviamo alcuni problemi spiacevoli, come quello dei dati della scheda modificati dall’esterno, anche quando è verificata.
Facciamo poi consulenze in questo ambito e seguiamo progetti con alti livelli di complessità.<
Perché hai scelto di focalizzare la tua attenzione sulla SEO Local, fino a diventare uno dei massimi esperti in Italia?
Mi ci sono trovato un po’ per caso nel 2007, appena è apparsa la Universal Search su Google. Dopo di ciò ho approfondito, ho studiato molto, mi ci sono appassionato e ho identificato e sperimentato dei metodi e dei processi che potevano creare valore alle aziende.
Il tempo ha mostrato sempre di più l’importanza delle attività locali, ma sempre trainate da strumenti digitali.
E sono andato avanti fino a costituire una società dedicata a questo.
Di cosa parlerai al Search Marketing Connect 2018?
Farò una carrellata di tutte le novità che ci sono state nel 2018 nell’ambito dei sistemi local e parlerò di quello che è il trend prossimo futuro.
È stato un anno particolarmente ricco di novità, i grandi Big del settore, tra cui Google e Facebook, si sono concentrati nell’ambito local. Lo hanno fatto perché le organizzazioni con punti vendita sul territorio hanno finalmente iniziato ad interessarsi alle promozioni di tipo offline-to-online, ovvero per portare persone in negozio tramite gli strumenti digitali.
E non possono farsi sfuggire questa occasione.
Cosa nei pensi dei fattori di ranking 2018 pubblicati da Moz? Ti ritrovi con i risultati del loro sondaggio?
Intanto c’è da mettere in chiaro che quello di Moz è un sondaggio, seppur tra esperti, e quindi i risultati vanno utilizzati con “a grain of salt” come dicono gli inglesi, ovvero con un po’ di scetticismo. Inoltre gli intervistati sono tutti statunitensi, e ci sono grandi differenze con il mercato nostrano.
Al di là delle percentuali su cui si può e si deve avere delle perplessità, il risultato di quel sondaggio è abbastanza condivisibile. I segnali utili per influenzare Google sono ben evidenziati e dettagliati e anche il trend è ragionevole.
In soldoni, è sempre più importante curare la scheda local nei minimi dettagli, oltre ai dati NAP, anche foto e tutti gli altri campi che variano con le categorie (post inclusi). I link e le recensioni impattano sempre tanto. Perdono un po’ di valore le citazioni NAP poiché Google con la location history (o cronologia delle posizioni) possiede tantissimi dati che può elaborare autonomamente.
Cosa ne pensi dell’annosa questione della keyword nel nome della scheda dell’attività? Se ad esempio ho un ristorante vietnamita a Bologna chiamato Saigon, qual è per te il perfetto nome da dare alla scheda?
Stando alle linee guida ufficiali di Google il nome deve rispecchiare quello reale dell’azienda, noto ai clienti e utilizzato nelle vetrine, nel sito web ecc. Il nome non può contenere slogan, informazioni sulla località,… a maggior ragione non può contenere keyword, a meno che non sia parte integrante del nome. In questo caso il nome “Ristorante Saigon” va bene.
Altro discorso è invece l’uso, o meglio l’abuso che si fa delle keyword con lo scopo preciso di rankare. È indubbio che la presenza delle keyword nel nome della scheda favorisce il ranking.
Proprio qualche giorno fa è stato pubblicato uno studio, sempre fatto in America, che evidenzia come i listing contenenti spammy keywords nel titolo siano stati avvantaggiati nel ranking e come la visibilità ne abbia risentito una volta eliminate quelle keyword. Fatta questa premessa, però, voglio aggiungere un piccolo particolare: qualche settimana fa, in America, sono stati completamente rimossi due listing segnalati per violazione in quanto contenevano keyword stuffing nel nome ed è bastata una sola segnalazione. Anche in Italia è accaduto, in più circostanze, che le segnalazioni di violazione siano andate a buon fine e i listing siano stati rimossi ma con tempi di attesa decisamente più lunghi. La celerità di Google, in questo caso, lascia pensare che stia lavorando per far rispettare meglio le regole.
Il mio consiglio è quello di lavorare nel pieno rispetto delle regole.
Puoi spiegarci in breve cos’è il mitico NAP?
NAP sta per Name, Address e Phone. Molte attività locali non hanno sito web, per cui l’algoritmo classico di Google (basato semplificando parecchio sull’analisi del sito web e dei link) non riesce ad intercettare tali attività, quindi si basa su di una entità che è resa univoca e facilmente identificabile dalla tripla Nome Azienda + Indirizzo + Numero di Telefono.
Quindi se Google trova che, nel web, molti documenti riportano questi dati NAP allora comprende che si sta parlando di quella specifica entità. E lo considera come se fosse un voto.
L’unica attenzione da porre è che nel web tutte queste citazioni NAP siano consistenti, ovvero abbiamo tutti gli stessi dati, altrimenti Google non riesce ad associare tale NAP all’azienda.
Se abbiamo un indirizzo diverso o un numero di telefono differente potrebbe considerare quel NAP come appartenente ad un’altra entità, non alla nostra.
Quali sono i link in entrata utili per un’attività local? E le citazioni?
Tutti i link verso la pagina collegata alla scheda Google My Business sono link buoni. Nel settore dove c’è pochissima competizione bastano davvero pochissimi link per migliorare la visibilità.
Spesso si tratta anche di link di “bassa qualità” secondo gli standard, ma d’altra parte non se ne trovano di meglio su base locale.
Per le citazioni valgono le stesse considerazioni dei link. Se si fanno accordi con attività vicine, di quartiere, con portali locali, è bene esserci.
Cosa ne pensi dell’inclusione della mappa di Google all’interno del sito di un’attività locale? In quali pagine suggerisci di inserirla? Come consigli di incorporarla?
Fa parte dell’usabilità del sito stesso, aiuta le persone che vogliono arrivare in negozio a capire dove sei. Va inserita nella Location Page, che è una Landing page con tutte le indicazioni del punto vendita e la puoi inserire nel modo che più ti aggrada.
Per inserirla la maniera più semplice è andare su maps.google cercare la propria attività, cliccare sul link “Condividi” e poi “Incorporare una mappa” ed ottenete l’iframe. Attenzione però alla normativa GDPR perché ci infila un sacco di cookie!
Se l’intenzione della domanda era: “è utile ai fini SEO ?”, la risposta è “quasi niente”. Google ha altri dati che utilizza per comprendere la forza di una scheda. Ma usatela perché è utile per l’usabilità.
Che ruolo hanno secondo te le recensioni per le attività locali che non hanno a che fare con turismo o ristorazione? Penso ad esempio a consulenti aziendali, traduttori, scuole di lingue, parrucchieri, e così via.
Sono sempre recensioni di persone che hanno usufruito del servizio ed espresso un giudizio. Sono sempre informazioni valide che aiutano le altre persone che non la conoscono a farsi un’idea dell’organizzazione.
Inoltre, qualora vengano espressi dubbi, è un modo che può essere utilizzato per migliorarsi.
Oramai siamo nell’era della Review Economy, le recensioni hanno un valore di mercato e la dimostrazione è che dietro c’è anche un “mercato delle vacche” di compravendita di recensioni fasulle che è anche contro la legge…
Che consigli hai per le attività radicate sul territorio ma non aperte al pubblico, come ad esempio i fotografi di matrimonio?
I fotografi per matrimonio rappresentano la categoria che Google definisce come Attività al domicilio del cliente. In altre parole si tratta delle aziende o dei professionisti che assistono i clienti presso le loro sedi (fotografi così come idraulici, ecc). Anche in questi casi è possibile avere una scheda Google My Business ma va specificata l’area coperta dal servizio.
Volendo essere ancora più precisi, la funzionalità dell’area coperta dal servizio può essere utilizzata sia da un’attività che fa visita ai clienti o effettua consegne a domicilio, ma che non serve i clienti presso la propria sede; sia da un’attività che serve i clienti presso la propria sede, ma che fa anche visita ai clienti o consegne a domicilio.
Si tratta a tutti gli effetti di schede Google My Business per le quali valgono le stesse considerazioni fatte finora, con una minore rilevanza dei dati NAP.
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