
Da piccola passavo quasi tutta l’estate nella casa al mare dei miei nonni, a parte quando, da un certo punto, andavo in viaggio con mio padre o a trovarlo in Andalusia.
In questa casa, piena di parenti, tutti si svegliavano alle sei sempre. C’è chi era in pensione, chi era in ferie, chi aveva magari sei anni. Comunque tutti si svegliano all’alba. Poi erano stanchi la mattina, stanchi il pomeriggio (nonostante la siesta), stanchi la sera e si lamentavano con frequenza.
Alzarsi alle sei può essere bellissimo, però quello che voglio mettere in luce è che gli abitanti della casa si alzavano alle sei senza motivo e poi se ne lamentavano.
A cosa serviva quella disciplina di dolore? Da cosa era dettata?
Non me la sento ancora di indagarlo, però mi ha insegnato che spesso facciamo sacrifici inutili.
Sempre guardarsi dalle cose che ci fanno soffrire e chiedersi se sono davvero indispensabili. E se servono al quadro generale, cioè a vivere come vogliamo questa breve vita (ehm, non vorrei spaventarti ma a una certa moriremo tutti).
Questo stesso tema l’ho ritrovato in questo libro che mi sono ritrovata sul Kindle per caso: L’arte di passare all’azione. Non ricordo più dove ne avevo sentito parlare ma lo sto leggendo e mi piace molto. Scritto dallo psicologo americano Gregg Krech, dà qualche idea presa in prestito dalla psicologia giapponese.
Nel lavoro ci sono un sacco di cose inutili che ci fanno soffrire o che fanno soffrire gli altri.
Ci serve davvero fare le fatture a mano?
Ci serve davvero rispondere al telefono ogni volta che squilla?
Ci serve davvero scansionare le fatture con la marca da bollo o addirittura spedirle per posta? Nota bene: non dico di evadare la marca da bollo, ma di riportarne solo il numero sulla fattura digitale.
Ci serve davvero usare Word invece di Google Documents e poi rimpallarsi le versioni dei documenti per email mille volte?
Ci serve davvero (non) pulire l’ufficio da soli?
Ci serve davvero (non) fare manutenzione al sito da soli?
Ci serve davvero fare una riunione dal vivo per parlare delle idee per quell’evento?
Ci serve davvero che il nostro dipendente si faccia novanta minuti in treno per venire a lavorare in ufficio ogni giorno?
Alcune cose forse ci servono davvero, molte le facciamo solo perché non vogliamo studiare per migliorare i processi oppure perché non vogliamo delegare.
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