
Il tempo è l’unica risorsa limitata che abbiamo.
Non è verissimo, lo so. Discutendo per sommi capi però direi che di tutto il resto possiamo averne di più: soldi, caramelle, libri.
Ascolta “Il tempo che scivola via – L’audio blog de La scribacchina #1” su Spreaker.
Il tempo della nostra vita invece è finito e probabilmente se mi stai leggendo, considerando l’età media dei miei lettori, morirai entro quaranta, cinquant’anni circa.
Il nostro tempo è limitato ed eventualmente per “averne di più” possiamo fare solo poche cose: ridurre le attività che non ci piacciono o eliminarle o delegarle.
Esamino il tempo e la sua gestione da tanti anni, seppure non in modo professionale.
Non ho tempo
Ho visto tante persone molto occupate, che dichiaravano di non avere tempo per le piccole cose quotidiane.
Non ho tempo per stare con i miei figli perché faccio un sacco di straordinari non pagati, non ho tempo per leggere perché devo pulire casa, non ho tempo per andare a cena da solo con mia moglie perché mi sembra strano chiamare una babysitter, non ho tempo per prendere un caffè con quel mio amico perché devo fare il cambio di stagione nell’armadio.
Oppure per i progetti un po’ più grandi. Non ho tempo per avviare la mia attività, non ho tempo per fare un viaggio in Cina.
Alcune di queste persone poi sono morte. Arrivata la morte, pur nella tristezza ho pensato che c’era dell’ironia in tutto quel loro credersi oberate prima di morire. La morte ha ridimensionato quelle cose che sembravano così indispensabili e succhiatempo.
Oppure per tanti anni ho osservato le persone in pensione. Alcune hanno trascorso in pensione anche trenta o quarant’anni, di cui magari venti senza impegni con i nipoti o altri impegni particolarmente gravosi. Di tutto questo tempo libero non sapevano che farsene, perché non erano abituati a considerarlo con rispetto.
Cerco di avere ancora meno tempo
Il tempo è qualcosa, nella mia cultura, da riempire di cose che ci permettano poi di lamentarci di non averne. Questi quattro figli mi tengono davvero impegnato, quindi prenderò anche un cane. Questa casa è davvero dura da pulire, quindi prenderò una seconda casa e pulirò anche quella.
Il tempo libero lascia sgomenti: ci lascia nudi davanti alla nostra tristezza.
Osservavo inoltre le persone che studiavano all’università. Alcune persone non uscivano la sera per studiare e ripetevano come un mantra “devo studiare”, ma di fatto poi non è che studiassero molto o che dessero molti esami. Le ore di studio erano magari due, sei, otto, dieci al massimo.
Altre invece uscivano sempre e ciononostante facevano un sacco di esami, con ottimi voti e prendevano il meglio dall’università. Alcuni lavoravano anche, altri no. Alla fine il lavorare o meno non sembrava influire molto sull’andamento degli studi, a meno che certo non si trattasse di un lavoro a tempo pieno o molto stancante.
Così avevo iniziato a pensare che non vivere non è un buon sistema per riuscire.
Io ricordo che durante la mia triennale di storia a Bologna uscivo sempre, ogni volta che trovavo qualcuno che volesse uscire, e poi studiavo in biblioteca dalle 12 alle 20 circa. Quindi potevo anche fare l’alba la sera prima, non è che fosse un problema. Per alcuni anni lavoravo anche e il lavoro – piuttosto noioso – mi faceva provare una felicità fortissima quando ero chiusa in biblioteca.
Il tempo libero non esiste
In questi anni di analisi mi sono creata le mie regolette mentali, che poi ho applicato al lavoro in proprio, tipo:
- non è importante alzarsi presto
- non è importante non uscire la sera
- uscire la sera è anzi utile, se mi fa stare bene
- il concetto di tempo libero lo devo superare perché tutto il mio tempo lo devo considerare libero; nel breve tempo della mia vita vorrò essere sempre libera di cambiare pannolini o stare al bar o ottimizzare siti
- non servono undici ore in biblioteca per fare tanto e bene; spesso sei o otto possono bastare, incluse le pause
- per lavorare, devo comunque lavorare un certo numero di ore (questa è bella, lo so)
- il contorno del lavoro può rubarmi parecchio tempo, quindi meglio evitare di lavorare in un luogo prestabilito lontano due ore di macchina da casa mia
- la bellezza devo sempre cercarla con determinazione, perché lo stesso tempo mi dia delle sensazioni più felici; per esempio, se devo scegliere una biblioteca ne scelgo una accanto ad una chiesa di magnificente bellezza, per rendere le pause più piacevoli
- mi piace lavorare in blocco per diverse ore facendo alcune piccolissime pause, così riesco a raggiungere uno stato di flusso
- un lavoro A in mezzo a un lavoro B mi distrae: non mi piace fare un attimo la lavatrice mentre ottimizzo un sito
- sono sempre io ed è sempre la mia unica vita, sia che lavoro, sia che sono a fare una passeggiata; ragionare a compartimenti troppo stagni non è utile
- delegare, sempre delegare, tranne le cose che sono il cuore di tutto (parlare con la mia migliore amica, scrivere la tesi, per esempio)
- la morte è vicina, non posso aspettare la pensione per fare quel viaggio che ho in mente
- devo fare del mio meglio per essere felice oggi, il mese prossimo e l’anno prossimo
- per ottenere alcune cose devo lavorare un po’ ogni giorno, ma se non sono felice durante quel piccolo lavoro quotidiano c’è qualcosa che non va; tra tutte le regolette questa è quella che più si applica alla SEO – SEO è un po’ di lavoro felice ogni giorno, con i risultati dopo sei mesi o un anno o due o tre.
Il tempo cambia nella storia
Un’altra cosa poi che ho notato nelle tante città che ho cambiato è che il concetto di tempo – inteso soprattutto come gestione della giornata – è davvero relativo, legato com’è ai luoghi e ai momenti storici.
Ad esempio qui nel cuore del Salento – da dove scrivo oggi – il pomeriggio è un momento a sé, molto lungo, che dura tipo dalle tre (anche dalle quattro, perché alcuni dormono a lungo) alle otto e mezza.
A Bologna il pomeriggio e la sera sono invece in qualche modo attaccati: a volte esco alle due del pomeriggio e poi torno dopo mezzanotte, facendo una cosa in centro dopo l’altra.
Sulla costa baltica tedesca, dove vado a volte, la mattina è attaccata al pomeriggio e verso le cinque inizia la sera, con cena e dopocena che sono spesso solo un preludio dell’andare a dormire.
Io ho tutti questi modi di vedere le cose dentro di me e li mescolo alla rinfusa, nel tentativo di lavorare e vivere felice.
Ora alcuni libri sul tempo, tra i tanti che ho letto:
- Rituali quotidiani. La giornata di artisti, scrittori, pensatori. Per scoprire come per produrre cose straordinarie siano sufficienti alcune ore di lavoro al mattino e alcune ore di lavoro al pomeriggio.
- A che ora si mangia. Le abitudini sono legate ai luoghi, al contesto sociale e, per uno stesso luogo e contesto sociale, ai differenti momenti storici. Persino quelle che crediamo davvero immodificabili.
- 168 hours. Centosessantotto sono le ore in una settimana. Consigli pratici per smettere di credere di non avere tempo.
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