Qualche giorno fa ho comprato l’ultimo libro di Annamaria Testa, Minuti scritti (Milano: Rizzoli, 2013): si tratta di un libro con dodici esercizi di scrittura.
Il libro funziona così: leggete la breve traccia e fate l’esercizio rispettando i minuti previsti. Una volta finito, leggete cos’hanno scritto altre persone che hanno seguito la stessa traccia e i consigli, le analisi, le riflessioni di Annamaria.
Questi esercizi Annamaria li aveva preparati in occasione di un workshop che ha tenuto al festival di Internazionale a Ferrara. Gli svolgimenti quindi erano stati scritti dalla classe del workshop e sono stati poi sottoposti, per la pubblicazione, solo a leggerissima correzione bozze.
Questo libro non è un corso di scrittura classico, ma una raccolta di esercizi per stimolare, solleticare le varie abilità necessarie per scrivere: visualizzare, osservare, combinare, dettagliare, ampliare lo sguardo, cambiare lo sguardo.
Un esercizio che mi ha molto divertito è stato proprio cambiare lo sguardo.
Bisogna descrivere l’ambiente in cui ci si trova, in pochi minuti. Ma non con il proprio punto di vista, ma con quello di un bambino di cinque anni prima e con quello di un monaco medievale, del tredicesimo secolo, poi.
Bisogna quindi scrivere due diverse descrizioni e dare a ciascuna un titolo. Tutto in quindici minuti.
Cambiare lo sguardo è utilissimo: è un esercizio di pensiero prima ancora che di scrittura. Permette di immedesimarsi nelle altre culture e nelle altre situazioni, di mettersi nei panni degli altri. Anche per la ricerca storica è fondamentale, per provare a comprendere le cose del passato.
Inoltre, è fondamentale per il ghost writing quotidiano del copy: per compilare la newsletter del nostro cliente notaio cinquantenne di Milano, per scrivere il blog della nostra cliente fioraia della provincia emiliana, e così via.
Ad ogni modo, ecco i miei svolgimenti: ve li riporto così come li ho scritti, correggendo solo i refusi. Il primo è quello “scritto dal bambino”, il secondo quello “scritto dal monaco”.
Sarebbe bellissimo se anche voi provaste a fare l’esercizio (prima di leggere il mio svolgimento!) e riportaste i vostri racconti nei commenti 🙂
Confessione: scrivere al posto del monaco senza poter aprire il manuale di stora medievale è stato imbarazzante. Aiutatemi a trovare gli anacronismi.
Il mio salotto
C’è papà sul divano che non mi considera. Sta guardando la tele.
Papà! Non risponde. Io sono sulla pultrona e sto scivolando. Sto scivolandooo.
Poi c’è un’altra poltrona coi pallini. I colori dei pallini sono bianco, giallo, azzurrino, rosso, nero.
C’è il tavolino all’angolo, con sopra il vetro che è pericoloso. Il vetro non si tocca. Là ci sono i giornali con le fote delle torte che non si toccano. Poi c’è il telefono dei tempi della nonna e la lampada. La lampada certe volte la mamma me la fa accendere.
Poi c’è il divano dove sta papà e pure questo ha i pallini. I colori dei pallini sono giallo, bianco, rosso, celestino e nero.
Poi c’è il tavolino bianco con le bottiglie e i bicchieri. Nelle bottiglie ci sono i liquori e non si possono bere.
Su un liquore che papà l’ha comprato l’altro giorno ci sono le ciliegie.
Il giovine sulla panca
Mi ritrovo in un’antica stanza posseduta dal demonio o da nostro Signore Gesù.
C’è un giovine che si sollazza su una panca morbida e non si cura di me. Sta guardando una tavola come dipinta in fronte a lui.
Questa tavola è come dipinta con tante figure di persona. Giovani et vecchi. La cosa inspiegabile est che le figure umane si muovono e parlano in un modo non consueto.
Io penso che è tutto un sortilegio del giovine sulla panca.
Nella stanza vi sono altre tavole e panche, tante e colorate. Pare un poco come una casa del re ma piccola et colorata di tinte forti. La terra è tutta nera e decorata. Forse sono in una torre perché c’è una finestra con vetro e pare che sono in alto. Pure vi sono alcuni apparecchi meccanici.
Io credo che è tutta una inventione del giovine sulla panca.