Come si diventa SEO specialist? Credo che la maggior parte di noi sia diventata SEO per caso: è un lavoro ibrido e relativamente recente, così credo che ogni SEO storia nasconda un tesoro.
Vi racconto la mia, lunghetta e tortuosa: parlerò in egual misura di fatti della mia vita e di cambiamenti, fattori e ambiti della SEO. Aspe’, SEO significa ottimizzazione per i motori di ricerca, cioè quella cosa che rende i siti facili da trovare su Google.
La scoperta della SEO
Ad un certo punto nel 2005 – avevo ventidue anni – ho incontrato Andrea Chiga, un tizio che diceva di fare il programmatore. Poi, conoscendolo meglio, mi ha spiegato che era un SEO specialist. Così mi si è aperto un mondo.
Non ricordo più quando ho capito come funzionava: la SEO è entrata nel mio cervello come per osmosi. Come non ricordo più com’era prima di imparare a leggere (ho imparato piccolina, tipo a due anni), non ricordo più com’era prima di sapere – a livello rudimentale, è chiaro – come funzionava Google.
Una cosa mi viene in mente però: a quel tempo si usavano ancora, per esempio, il keyword stuffing (le pagine venivano infarcite di parole chiave come un panino) e il testo nascosto. Queste due pratiche erano le più evidenti ad un occhio inesperto, quindi erano le uniche due cose che mi era capitato di notare, nei siti e nella lista dei risultati di Google. Così, grazie ai racconti di Andrea, quei misteri erano svelati.
Il rifiuto della SEO
A quel tempo le web agency che facevano SEO – o forse le web agency e basta – spesso ignoravano completamente le buone pratiche delle agenzie di comunicazione tradizionali. Nella web agency media non c’era art director, non c’era copywriter, non si partiva dal branding, non si identificava la mission e neppure il target. I colori si sceglievano in base ai gusti del cliente, il grafico non andava alle mostre, i testi si facevano scrivere a uno studente che passava di là per caso.
Neanche io sapevo bene quelle cose (figuriamoci, io studiavo storia) però in sostanza mancava tutta la parte speculativa del progetto di comunicazione. Pur essendo affascinante la parte tecnica, mi sembrava tutto un po’ raffazzonato e la SEO mi sembrava una pratica artificiosa, che riempiva Internet di spam.
Conoscevo poco Internet, quindi erano giudizi superficiali di cui mi pento amaramente. Andrea perdonami. Ad ogni modo voglio evidenziare altri aspetti della SEO di quel tempo.
Il sito da ottimizzare lo prendevi com’era: raramente proponevi di rifarlo e quello che facevi era distribuire le parole chiave, studiate soprattutto misurando le ricerche mensili, sulle pagine esistenti. Poi mettevi qualche link dal tuo network, cioè da un insieme di siti, spesso a tema con l’attività prevalente dei tuoi clienti, che avevi creato per sostenere i tuoi siti l’un l’altro e i siti dei clienti.
Non era una SEO olistica insomma, ma pure funzionava. Le aziende che a quel tempo hanno incontrato una web agency orientata alla SEO hanno trovato un tesoro: gli si sono spalancate le porte del mondo e forse non hanno capito nemmeno perché.
Per questo, ma non solo, la comunità aveva un alone magico già allora. Mi ricordo Andrea tornato dal primo convegno GT ad un certo punto del 2006 tutto esaltato (io arrabbiatissima, perché stava facendo una cosa di lavoro il fine settimana) e pure il concorso Fattori Arcani, per cui Andrea mi rubava sempre il pc.
Poi ci sono altri SEO fatti di allora, tipo le doorway, però ammetto che questi non li ricordo direttamente: sono cose che ho scoperto dopo, a posteriori, quindi non ne parlerò.
Dublino e l’article marketing
Insomma fatto che sta che io intanto mi ero laureata in storia contemporanea (due volte, triennale e specialistica) e avevo fatto diversi lavori, un po’ a caso.
Volevo con tutta me stessa fare la ricercatrice, ma non ce l’avevo fatta a vincere un dottorato con la borsa. Era il 2011 e ne avevo vinto una senza borsa, ma mi faceva angoscia. Intanto lavoravo in uno studio di consulenza del lavoro (è lì che ho imparato a fare le fatture!).
Così, stanca di tutto, mi ero licenziata dall’ufficio, avevo lasciato il dottorato ed ero partita alla volta di Dublino, con il progetto Leonardo. Lì a Dublino facevo l’assistente di ricerca in un dipartimento di storia di un’università: era certamente bellissimo (io in un archivio a leggere corrispondenza dell’Ottocento) però mi era ormai venuta la fissa di un lavoro più remunerativo, in cui non fossi legata a concorsi e bandi.
Volevo imparare una normale professione qualificata, con cui cercare lavoro dovunque. Mmm… fu proprio a quel tempo che, guardando i siti irlandesi per cercare lavoro che mi aveva consigliato la mia amica Neeta, mi resi conto che i SEO venivano pagati un sacco in Irlanda!
Iniziai a fare varie riflessioni e nel frattempo, per coincidenza, Andrea e una sua collega di allora, Roberta, mi proposero di scrivere dei testi per l’article marketing SEO.
Cos’è questa roba? Praticamente a quel tempo per posizionare un sito, ad esempio per la parola chiave “walking tour Rome”, era pratica comune scrivere articoli sull’argomento e piazzarli su alti siti. L’articolo poi doveva linkare il sito da posizionare con un anchor text specifico, molto vicino o coincidente con “walking tour Rome”.
Mi ricordo quando ho scritto il primo articolo di 300 parole sulla vernice per le case. Non avevo messo neanche il titolo! Roberta carinissima però mi aveva incoraggiata e invitata a mettere il titolo.
Insomma, in quei giorni scrivevo un po’ biografie di cardinali per una pubblicazione accademica e un po’ articoli in cui dovevo mettere parole chiave tipo “dentista Firenze”. Attenzione: dovevo mettere la parola proprio così, quindi Roberta mi aveva insegnato un trucco: il punto! Ad esempio: “Io amo il mio dentista. Firenze è una bella città” (ovviamente si cercava di fare qualcosa di meglio).
Era bello nonostante tutto: iniziando dall’ultimo gradino imparavo rapidamente, e per forza, la questione della link building e l’uso delle parole chiave. E poi c’era una cosa davvero divertente: sia con l’accademia, sia con gli articoli SEO, potevo lavorare un po’ dove, come e quando volevo.
Il mio sito e la pianificazione del marketing
Intanto il Leonardo era finito ed ero tornata a Firenze…
A quel tempo continuavo a scrivere articoli, affittavo il salotto con Airbnb, lavoravo per il censimento e studiavo tedesco ogni mattina in una scuola in centro a Firenze, perché avevo deciso di andare a vivere a Berlino.
Airbnb mi ha molto aiutata: mi ha insegnato ad avere un’attività, a prendermi cura dei clienti, a gestire le recensioni, a fare un buon copy e a lottare per comparire nelle prime posizioni del motore di ricerca interno.
Intanto sempre Roberta mi aveva detto dell’esistenza di Elance, un portale americano in cui trovare e offrire lavoro freelance. Anche Elance mi ha aiutato molto: mi ha permesso di trovare clienti che fossero solo miei, non ottenuti da nessun passaparola, di dare un prezzo al mio lavoro e di lavorare da subito con persone di tutto il mondo. Tra i vari clienti avevo un negozio di fiori online spagnolo: grazie a loro ho capito che l’anno, per il marketing, va diviso in fasi, ciascuno con offerte e iniziative particolari, che vanno programmate per tempo. A febbraio ad esempio promuovi i fiori di San Valentino: quindi giù di grafiche, post del blog, newsletter e prodotti ad hoc.
Intanto su Elance avevo preso anche i primi lavori di SEO totale, però pensavo di dovermi candidare soprattutto per scrivere, perché era quello che facevo da decenni.
Ad un certo punto però mi sono detta: meglio imparare anche a fare siti, così capisco il tutto in modo più profondo.
Allora ho pensato: potrei fare un sito che si chiama lascribacchina.it con cui vendo i miei servizi di scrittura e dintorni. Quelli che offro su Elance insomma!
Così in pochi giorni ho fatto il mio vecchio sito, in html, css e un po’ di php. Ricordo che non sapevo servisse un logo (avevo Snoopy al posto del logo) e per abbinare la palette ho usato un set di carte da parati anni Settanta. Come font ho fatto tutto in Courier, così mi veniva più facile. L’idea era di fare un sito vintage. Beh, almeno avevo capito che serviva una specie di filo conduttore 😉
Tutto il giorno montavo il sito e la sera lo rivedevo con Andrea. Poi scrivevo enormi testi e per scriverli mi documentavo: decidevo di mettere il servizio newsletter e quindi già a studiare tutto lo scibile sulla newsletter, decidevo di approfondire il discorso social e giù a sperimentare tutti i social possibili. In questo senso l’università mi è servita un sacco: mi ha insegnato che studiando si può fare tutto.
Il sito era concepito in ottica SEO dal primo attimo della sua esistenza: grazie a questo è stato il sito della felicità, perché, fatto in aprile del 2012, ha iniziato a portarmi clienti sconosciuti con costanza da agosto dello stesso anno.
Berlino: la nicchia e il web marketing olistico
Intanto però continuavo a studiare tedesco e con la mia prof avevo fatto un bel curriculum in tedesco orientato alla SEO. In Germania non potevo cercare lavoro come copy ma dovevo cercarlo come SEO, perché come SEO potevo lavorare in tutte le lingue che sapevo leggere (inglese, tedesco, spagnolo e così via).
Così a luglio 2012 ero partita alla volta di Berlino, con Agnese una mia amica che andava lì per le sue ricerche di filosofia. Cercando cercando ho trovato in realtà quasi subito: sarei stata Italian Online Marketing Trainee in una multinazionale che rivendeva tour e visite guidate online, che meraviglia!
Mi assunsero il giorno di ferragosto. Intanto però, proprio un giorno di agosto, mi era arrivata la prima richiesta dal sito. Il sito funzionava, la SEO non può tradire! Peccato intanto fossi emigrata 😉 Comunque ero contenta così.
Arrivata nella multinazionale ho imparato un sacco. Lavoravamo 40 ore a settimana ed io ero in un team dove c’erano persone con il mio stesso ruolo ma di altre nazionalità e lingue. Molti erano più giovani di me e quindi io li chiamavo i miei Pokemon, che carini.
Il responsabile SEO lì però non aveva tutto quel background hard SEO che io tanto veneravo, quindi anche quello ha contribuito a farmi diventare un po’ una SEO esaltata. Mi sembrava che ci si stesse perdendo qualcosa d’importante e volevo spiegare a tutti come funzionava l’ottimizzazione on-page. Fu su quel tema la mia prima presentazione 🙂
Ad ogni modo lì ho imparato davvero tanto, sia sul web marketing in generale, sia sull’organizzazione del lavoro.
Web marketing: ciascuno di noi, dal primo giorno di lavoro, doveva puntare ad una nicchia collegata al mondo dei viaggi, nella propria lingua, e creare da zero un progetto online.
Così, dovevamo identificare la nicchia, il lettore ideale (la buyer persona!) e fare il piano editoriale, in ottica SEO e più in generale di comunicazione. Poi, dovevamo costruire un semplicissimo sito / blog in WordPress, scrivere ogni giorno e ottimizzare gli articoli. A contorno dovevamo creare newsletter, profili Twitter e Facebook, conquistare link dall’esterno e integrare tutto nella strategia.
Obiettivo: avere traffico qualificato e interazioni. Enorme pressione! Io avevo pensato a voglioandareaberlino.it, un blog dedicato alle persone della mia generazione che fuggivano a Berlino in cerca di fortuna. Grazie a tutta quella pressione, fu subito un buon successo. Mi ricordo che scrissi un articolo su Italiansinfuga per avere un link 😛 (ma anche sinceramente per raccontare la mia storia tanto che c’ero) ed ebbe tanta risonanza che ad un certo punto mi invitarono pure a Domenica In (che storia: alla fine io avevo accettato per andare un attimo a Roma, ma intanto avevano cambiato idea).
La cosa importante comunque è che quei progettini erano olistici: si faceva web marketing a tutto campo e si imparavano ad utilizzare gli strumenti tecnici al volo, comprendendo che appunto erano strumentali al progetto e non viceversa.
Organizzazione del lavoro: lì ho imparato a lavorare in squadra, ad usare i documenti di Google e Google Calendar, a fare le riunioni, i workshop e le presentazioni. Al volo, tutti i rudimenti dell’azienda moderna.
Comunque il tutto stava diventando un po’ confuso col passare del tempo e il nostro dipartimento si stava sfaldando. Dopo i primi tre mesi non mi sembrava di imparare niente di nuovo, per quanto comunque fosse un posto carino.
Intanto, un giorno ero in malattia e stavo andando a fare il certificato medico dal mio medico a Kreuzberg. Passeggiando, ho incontrato Simone, un mio amico dell’università di Roma (non di storia, ma di ingegneria!) che non vedevo e sentivo da anni. Faceva in quel periodo il web designer…
Ad ogni modo, la sera tardi e il sabato lavoravo con i clienti che mi arrivavano dal sito. Ad un certo punto mi contattò da Firenze, tramite il passaparola questa volta, un signore che gestiva un piccolo tour operator (visite guidate): non so come riuscii a chiudere un contratto trimestrale di diverse centinaia di euro al mese, quindi decisi di licenziarmi.
Quel giorno, mentre andavo alla posta a fare la raccomandata per licenziarmi nel freddo di quel dicembre, ricevetti altre due richieste dal sito, da gente sconosciuta. Con la SEO è così: tu sei triste, solo, hai paura e per magia ti arriva un cliente che non conosci e ti torna il sorriso.
Così andai subito a festeggiare con un elegante pranzo al KaDeWe, un centro commerciale borghese di Berlino Ovest che mi piace un sacco 😉 A quel punto feci un po’ la freelance a Berlino (che belli erano la mia stanza-ufficio e il caffè turco sotto casa) e poi tornai a Firenze in febbraio.
Firenze: la riorganizzazione
Seguendo questo cliente con tour operator mettevo un po’ in pratica tutte le cose che avevo imparato e ne inventavo di nuove.
Innanzitutto a Berlino, sia osservando la vita nella mia azienda, sia anche seguendo altri colleghi che lavoravano in altre aziende e grandi agenzie SEO, avevo notato una cosa: la link building si poteva fare non solo in senso tradizionale, ma anche facendo ufficio stampa e PR digitali a tutto campo. Così per il mio cliente inventai di tutto: invitavamo i blogger ai tour e facevamo tour evento bellissimi, che ci hanno portato link e citazioni dal Ministero dei Beni Culturali, da Repubblica, dal Corriere.
Intanto avevo aperto la partita IVA e mi volevo subito allargare: avevo cercato così una specie di socio / collaboratore freelance come me. Così avevo fatto dei colloqui (decine e decine) e scoperto la difficoltà di selezionare persone e insegnare loro il tuo lavoro: facendo quei colloqui ho conosciuto diverse persone bravissime; alcune di queste lavorano ancora con me in altri modi e altre le ho ritrovate lungo il cammino per caso.
Ad ogni modo alla fine, dopo alcuni mesi con la ragazza che avevo scelto, pur molto carina e brava, avevo capito che non si poteva fare così. Meglio andare avanti per la mia strada e cercare di creare via via, a seconda della esigenze, un team liquido, con più libertà e responsabilità per ciascuno. In quel periodo lasciai sia il cliente tour operator, sia questa ragazza (voleva prendere altre strade) e iniziai avventure ancora nuove.
Così, creai un mio progetto online legato ai tour, puntando ad una nicchia specifica, diversa da quella del cliente naturalmente. Credo che un SEO debba avere sempre dei progetti suoi: così puoi misurarti davvero con il tuo lavoro e capirne più a fondo la relazione con il modello di business.
Grazie al mio progetto online legato ai tour, posso dire orgogliosamente che SEO e AdWords possono sostenere da soli un’attività. Quanto e come dipende dalla strategia, dal tempo e dal capitale, come per tutte le cose. Però in linea di massima il vantaggio è questo: data una buona strategia, servono meno tempo e capitale rispetto alle altre forme di marketing e più in generale di vendita. Tu dormi, i tour si vendono.
Non devi per forza organizzare i lanci dell’anno, scrivere la newsletter o andare in giro porta a porta: il lavoro grosso lo fai all’inizio (per ogni prodotto), poi è manutenzione e aggiustamento strategico. Ricorda: tu dormi, i tour si vendono.
Molti SEO specialst infatti alla fine finiscono per seguire solo progetti propri, perché la SEO è così: ti senti potente, a volte onnipotente. Per il mio carattere, uno dei problemi è questo: la SEO mi esalta parecchio, il mio cervello vola senza sosta, a volte sembra esplodere.
Intanto, lungo tutto il percorso, grazie al mio lettore di ebook e al mio tablet, leggevo, leggevo, leggevo. Un libro al giorno a volte, tre o quattro libri al mese sempre, in italiano e inglese. Dovevo imparare tutto, capire tutto. Leggevo di AdWords, di SEO, di inbound marketing, di marketing tradizionale, di gestione del tempo e del denaro, di blogging. Le cose tecniche le ho sempre imparate facendo, ma i libri mi hanno sempre aiutata ad allargare gli orizzonti, a puntare più in alto.
Firenze: l’agenzia e i clienti del mio cuore
Ad un certo punto del 2014 ho iniziato a lavorare, sempre per conto mio e dal mio studio, anche per un’agenzia web che stava nascendo. Ho iniziato a seguire un sacco di progetti al mese (almeno 5 oltre ai miei), sempre in coppia con un web designer che mi sceglievo io e che quasi sempre era Simone (il mio amico che avevo incontrato a Berlino!).
L’agenzia mi ha dato tante cose, lato SEO e non. Lato SEO abbiamo lavorato tantissimo con siti ex Pagine Gialle che rifacevamo da zero, quindi ho toccato con mano l’importanza che hanno ancora certe directory (inutile negarlo) e il grande slancio che possono darti contenuti riorganizzati su un dominio già ben posizionato.
Lato non SEO è stato molto bello perché quest’agenzia l’ho vista nascere: i fondatori erano due commerciali, quindi da loro ho appreso altre cose sulla cura del cliente e ho perfezionato l’idea dei contratti annuali o pluriennali.
Inoltre il lavoro era tantissimo e l’agenzia non era ancora strutturata, quindi non poteva darmi linee guida o un metodo: così ho imparato a gestire il progetto in tutte le sue fasi, a creare il team al volo e ad organizzare il tempo, mio e non solo, per non mancare mai una consegna.
Con Simone per esempio abbiamo creato un vero ufficio tra Firenze e Berlino: sembra uno scherzo ma lavoriamo insieme quasi ogni giorno e ognuno sta in una nazione diversa. Usiamo Trello, Google Drive, la chat di Gmail e il telefono. Con queste quattro cose possiamo fare di tutto. Però non lavoriamo insieme in via esclusiva: il team è liquido e si organizza in base al progetto.
Il metodo messo in piedi per l’agenzia intanto lo applicavo ai miei clienti, soprattutto quando c’era da rifare il sito da zero. Al tempo stesso però, come spesso mi capita nella vita, il lavoro per l’agenzia mi faceva apprezzare ancora di più i miei clienti: mi si era chiarito che io non volevo lavorare in conto terzi, proprio come non voglio lavorare in azienda.
A me piace seguire i miei clienti o quelli di altri professionisti freelance come me: mi piace sceglierli, curarli e portarli per mano verso il nuovo mondo che la SEO ti schiude. In particolare, ho alcuni clienti storici – alcuni di vecchia data e altri che diventano storici via via – e ho capito che sono loro il mio tesoro e la mia priorità.
Così ad una certa ho lasciato l’agenzia, chiudendo via via i mille lavori che avevamo in ballo.
C’è poi un altro aspetto: lì io facevo la SEO on-page iniziale, senza rivoluzionare troppo l’albero dei contenuti, ma invece io sento il bisogno sempre di più di strutturare il progetto pensando in grande e di seguire il posizionamento nel tempo. Analogamente, già da parecchi mesi ho deciso di non scrivere più. SEO e copywriting sono due cose diverse e ciascuna richiede piena concentrazione: io faccio SEO e content strategy e lavoro però con tanti copy bravissimi, che danno forma al mio lavoro. Io contenuti però li scrivo per me, quello è chiaro 🙂 Sì, questo post lo sto scrivendo io!
Ma soprattutto: vedendo la propria attività in prospettiva, ragionando in termini di brand, di inbound marketing o pure di mera SEO, il conto terzi per un libero professionista non ha senso. Ha senso, con moderazione, solo un conto terzi qualificato: tipo lavori molto tecnici o specifici in cui lavorando apprendi nuove cose. Per il resto, il tempo che usi per fare una cosa in conto terzi puoi impiegarlo per scrivere un post per il tuo blog! Ti porterà sicuramente più valore nel corso del tempo.
C+B e le mie comunità online
Intanto, in parallelo, a novembre 2013 avevo scoperto C+B, una fantastica comunità online fondata da Francesca Marano che aiuta le donne in proprio a costruire e sostenere il proprio business.
C+B mi hai aiutata molto, sotto tutti i punti di vista. È stata una delle cose più incredibili che ho trovato lungo il mio cammino.
Intanto, la divulgazione. C+B ti insegna a divulgare quello che sai, a sminuzzarlo, a comunicarlo, a metterlo al servizio del prossimo. Per far crescere la comunità, per far crescere i clienti, per fare inbound marketing.
A C+B poi c’era un’altra SEO, Veronica, che adesso lavora invece in un’azienda: con Veronica abbiamo fatto subito squadra e ci siamo io credo stimolate e confrontate a vicenda. Per esempio, lei usava SEO Power Suite e così io ho maturato la necessità di trovare un mio tool per valutare la concorrenza delle parole chiave. Alla fine, io ho scelto Moz.
Poi grazie a C+B ho imparato tantissimo: personal branding, strategia social, business plan, immagine coordinata. Grazie, grazie davvero! Ho conosciuto Francesca, Nydia, Manuela, Alice, Antonella e abbiamo seguito tanti lavori insieme, uno più bello dell’altro.
Il futuro: torniamo a Bologna
Tra pochi mesi intanto io e Andrea torniamo a Bologna. Bologna è la città dove ho studiato e finalmente ci torniamo, che meraviglia.
I miei clienti di Firenze li seguirò comunque senza problemi, dato che le due città sono a 35 minuti di treno, e sarò un po’ più vicina ai clienti di Torino, Milano, Bologna e comunque non troppo lontana da quelli di Roma. Sto cercando una casa con uno studio fantastico: quello di adesso è bellissimo, ma se possibile ne vorrei uno ancora più accogliente.
Lato SEO, ho camminato ancora. Adesso uso Moz come nodo focale per gestire e archiviare i progetti che avvio e monitoro. Moz lo seguo costantemente dai tempi di Berlino, però è pure grazia a Sonia, una mia amica SEO che vive a Londra con cui abbiamo tenuto un SEO workshop a Brindisi, che ne ho compreso a pieno l’utilità.
Con Moz controllo il posizionamento rapidamente all’inizio, valuto brevemente la Domain Authority e tengo traccia del posizionamento nel tempo, distinguendo tra posizionamento locale e nazionale, cosa importantissima.
Poi certo mai fidarsi di un solo tool: oltre agli amati strumenti di Google e ad Excel mi accompagnano pure SEMrush (per vedere al volo la situazione SEO di un sito), Screaming Frog (per tirare giù e analizzare tutte le pagine che compongono un sito) e IBP (per una doppia verifica del posizionamento medio).
Il miglior strumento SEO – come mi hanno insegnato i SEO vecchia scuola, come Emanuele e Andrea – è sempre la propria testa, però darsi un metodo utilizzando gli strumenti è importante quanto avere intuizioni e un buon quadro d’insieme.
È un lavoro strano, pieno di sfumature: più accumuli esperienza, più capisci che non ci sono certezze e ogni caso è a sé, è vero, ma che serve ordine, serve un metodo da affinare via via ma comunque da replicare ogni volta, in modo razionale.
Inoltre, l’approccio dev’essere per forza olistico, proprio come suggerisce l’ultimo libro di Yoast. La SEO è legata a doppio filo al sito (cioè alla sua usabilità e all’user experience che offre), alla strategia di web marketing in senso più ampio e pure al brand e al modello di business.
Oggi non ottimizzerei mai più un sito impossibile da navigare, che non sa cosa vuole ottenere, con i testi corti e strutturati male, fatto in modo artigianale e mezzo rotto. A volte l’ho fatto in passato, per non essere scortese, per accontentare il cliente: ma alla fine quello che ottieni è un risultato attaccabile (in senso accademico), debole, che alla lunga non funzionerà.
In questo sta pure il compito del professionista, man mano che diventa grande: nel guidare il cliente, nel formarlo, nell’imporsi quando necessario, nell’impedirgli di prendere la strada sbagliata, pure se è la più comoda per te. Troppo facile è dire “questo lavoro fa schifo perché l’ha voluto il cliente”. Il professionista che diventa grande, SEO o meno, cerca il coraggio nelle budella, fronteggia il cliente e lo prende per mano, per portarlo allo scoperta di universi nuovi e sconosciuti.
Buon lavoro a tutti!
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Wow! Bella storia 🙂 … sono capitata qui per caso e non sapevo che cosa fosse un SEO … ho cominciato a leggere e non mi sono staccata più fino alla fine! Se avrò bisogno di un SEO, certamente sarai tu 😉 Ciao!
Grazie mille! Che bello ora sai che esiste la SEO 🙂
Complimenti per la determinazione e la tenacia! Fare SEO è davvero gratificante, uno dei lavori creativi più belli in assoluto 🙂
Grazie Alessia 😉 Quello che volevo mettere in luce in realtà è soprattutto che secondo me è importante essere curiosi, aprirsi alla vita, studiare e… mettere in pratica velocemente.
wow, non immaginavo che sta roba della SEO fosse così importante!
SEO universi <3
Ho scritto la mia bio appena due giorni fa ma prima di metterla online ho tagliato il 40% di tutto quello che avevo scritto. La decisione non era definitiva però, infatti ho salvato quella parte, ripromettendomi di rivalutare in seguito se “riappiccicarla” oppure no. Dopo aver letto la tua bio, ovviamente la bilancia pende per aggiungere anche la parte tagliata. Mi piace scrivere e mi piace leggere storie come la tua. Credo che la scoperta della SEO, aldilà del fascino che esercita di per sè, sia stata una vera manna dal cielo per chi ama scrivere, perchè offre sempre nuovi spunti per scrivere qualcosa.
Che dire…L’ho letta con piacere e interesse, si vede che “ti sei fatta da sola”, pur frequentando buone compagnie di co-workers… , ho imparato qualcosa di nuovo (sto imparando …la materia è a me – che supero il mezzo secolo un po’ ostica – ma…mi avvince) … insomma grazie!
e poi scrivi bene
Grazie Roberto!
Ciao Tatiana,
ho quasi 51 anni e da 27 anni lavoro nel turismo. Da 25 anni lavoro a tempo pieno nel Business Travel per una multinazionale americana ma ormai mi è diventata stretta e sento il bisogno di cambiare. L’esperienza nella gestione dei clienti di certo non manca ma avrei voglia di creare qualcosa di mio. Diciamo che in questo momento sono molto confusa e perché no,timorosa. Non è facile rimettersi in gioco a 51 anni ma la voglia ci sarebbe.
Mi affascina l’idea di creare tour tutti miei,fuori dagli schemi ,in fondo è sempre stato il mio sogno.
Hai qualche buon consiglio da darmi ?
Te ne sarei infinitamente grata.
Ileana